L'inquinamento da bambini aumenta il rischio cuore da adulti

Se si vive in una città inquinata da piccoli, le conseguenze si pagano da grandi. Lo studio sulla città di Los Angeles.

Gas di scarico delle auto, fumi industriali, ozono che si forma nell’atmosfera. Aggiungete il caldo di questo periodo ed avrete un elenco degli elementi che, favorendo l'inquinamento ambientale, possono porre nel tempo a maggior rischio non soltanto  l’apparato respiratorio, ma anche i vasi sanguigni, con potenziale incremento dello sviluppo di aterosclerosi. Lo fa ipotizzare  una ricerca condotta a Los Angeles, una delle metropoli maggiormente inquinate. Lo studio dimostra addirittura che nei bambini l’esposizione regolare ai prodotti di scarico delle auto, nelle aree a maggior traffico, diventa una sorta di “apripista” per lo sviluppo di lesioni aterosclerotiche in età adulta.

La ricerca, su 70 bambini seguiti poi fino all’età adulta, apparsa su Environmental Health, è stata coordinata da Shohreh Farzan, dell’Università della California del Sud, che ha misurato nel tempo un particolare parametro della salute delle arterie, ovvero i cambiamenti nello spessore tra tonaca intima e media (due strati della parete delle carotidi). Questo marcatore del benessere arterioso misura, in modo del tutto indolore semplicemente appoggiando dall’esterno una sonda sul collo, la distanza tra la linea iperecogena (si sfruttano gli ultrasuoni) interna della parete vasale, quella a diretto contatto con il sangue, e quella esterna. In questo modo si può avere una percezione delle lesioni aterosclerotiche iniziali.

I soggetti inseriti nella ricerca facevano parte del Children's Health Study, iniziato nel 1993 nella metropoli californiana. In particolare sono stati reclutati i piccoli all’asilo o in prima elementare nel 2002-2003. Gli scienziati americani hanno esaminato l'esposizione media residenziale agli inquinanti ambientali come l'ozono, il biossido di azoto e il particolato, analizzando i dati derivanti dai sistemi di monitoraggio dell’aria, fino a stimare l'esposizione agli ossidi di azoto in base alla vicinanza della casa di un bambino alle strade maggiormente trafficate. Come parametro di valutazione è stato considerato appunto il mutamento dello spessore tra i due strati delle arterie carotidi, con misurazione effettuate intorno ai 10 anni e poi di nuovo sui giovani di vent’anni. In chi risultava maggiormente esposto ai fumi di traffico ed inquinamenti vari si è osservato una modificazione del parametro intima-media della carotide di circa 1,7 micron l’anno: traslando i dati, questo “restringimento” del tutto impercettibile sarebbe correlabile ad un incremento medio della pressione arteriosa di circa 10 millimetri di mercurio, con conseguente incremento del rischio cardiovascolare.

Attenzione per i "runner"

L’inquinamento atmosferico, insomma, può “azzannare” le arterie già da giovani. E peraltro, potrebbe anche risultare controproducente anche negli adulti che, per mantenersi in salute, praticano regolare attività fisica. Lo segnala una ricerca apparsa su European Heart Journal coordinata dagli esperti dell’Università Nazionale di Seul, sotto la guida di Sang Min  Park. Sono stati esaminati i dati relativi a soggetti tra i 20 e i 39 anni, presenti nella banca dati Nhis (National Health Insurance Service). I partecipanti allo studio sono stati divisi in quattro gruppi in base alla loro attività fisica, convertita in minuti di attività metabolica equivalente (ovvero MET) sui sette giorni. (MET/minuti/settimana): 0, 1-499, 500-999 e 1000 o più MET-min / settimana. Le linee guida della Società Europea di Cardiologia raccomandano alle persone di provare a fare 500-999 MET-minuti/ settimana e questo può essere ottenuto, ad esempio, correndo, andando in bicicletta o facendo escursioni per 15-30 minuti cinque volte a settimana, o camminando a passo svelto, o pedalando lentamente per 30-60 minuti cinque volte a settimana. Poi questi dati sono stati correlati con i livelli di inquinamento atmosferico, con particolare attenzione al particolato di piccole dimensioni PM10 e PM2,5. Dallo studio emerge che nei giovani adulti il rischio di ictus ed infarto cresce se cala l’attività fisica, ovviamente in presenza di inquinamento atmosferico minimo. Invece, nel gruppo con alti livelli di esposizione all'inquinamento atmosferico, aumentare la quantità di attività fisica a più di 1000 MET-minuti / settimana, più dei livelli raccomandati a livello internazionale per l'attività fisica, potrebbe influire negativamente sulla salute cardiovascolare. Secondo gli esperti sud-coreani solo se si controlla al meglio l’inquinamento atmosferico si ottengono i massimi benefici legati all’esercizio nei giovani adulti.

Fonte


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