Alessandro, tesserato con l'Asd Ciro Caruso, si era sentito male sabato scorso. È stato salvato grazie alla presenza di un defibrillatore a bordo campo
MARANO. È un verdetto duro da digerire per un bambino che sognava di ripercorrere le orme di Lorenzo Insigne, il suo grande idolo. Alessandro, il baby calciatore colto da malore qualche sera fa durante una gara del campionato Giovanissimi, non potrà più praticare attività sportiva a livello agonistico. Ma è roba di poco conto se si pensa che il 13enne, tesserato con l'Asd Ciro Caruso, ha rischiato di perdere la vita. Si è salvato grazie al tempestivo intervento di alcune persone presenti al campo «Nuovo Grillo di Marano», che si sono a lungo prodigate nelle operazioni di rianimazione. Fondamentale si è rivelato l'utilizzo di un defibrillatore acquistato dalla società presieduta dall'ex difensore del Napoli Ciro Caruso. Stamani Alessandro, secondogenito di una famiglia originaria di Secondigliano, sarà sottoposto a un intervento per l'applicazione di un defibrillatore sottocutaneo. Sarà eseguito presso l'ospedale Monaldi, dove il giovane calciatore è ricoverato dallo scorso sabato. Quel giorno Alessandro, centrocampista dai piedi buoni, si è improvvisamente accasciato sul manto erboso.
La drammatica sequenza dell'evento è tutta racchiusa nei minuti iniziali del secondo tempo di una gara che vedeva contrapposte le formazioni giovanili dell'Asd Ciro Caruso e la scuola calcio Lanzaro di Cimitile. «Poco prima di stramazzare a terra - racconta Giovanni, papà del baby calciatore - Ale si era avvicinato alla panchina poiché aveva un problema al collo. La zona interessata al dolore è stata sbloccata con un massaggio eseguito dagli allenatori che erano in panchina. È rientrato in campo, ma dopo pochi minuti ha chiesto il cambio. Era più lento degli altri, ho subito compreso che qualcosa non andava per il verso giusto. Qualche secondo dopo l'ho visto crollare a terra».
Il papà si è immediatamente precipitato sul terreno di gioco, quasi in contemporanea agli allenatori della squadra: Pino Caruso e Massimo Quartuccio. «È a loro - aggiunge Giovanni - che va il ringraziamento della mia famiglia. Si sono immediatamente attivati con le manovre di rianimazione: prima un massaggio al cuore, durato svariati minuti, poi l'utilizzo del defibrillatore. Alessandro era rigido, aveva la mascella serrata, tanto che non riuscivano nemmeno ad aprirgli la bocca per facilitare la respirazione. Sono stati minuti di puro terrore, Alessandro è andato in arresto cardiaco. Credevo di averlo perso, ma dopo un po' si è ripreso».
L'ambulanza giunta sul posto ha trasportato il ragazzo al Santobono. Poi da lì Alessandro è stato trasferito al Monaldi. I medici hanno diagnosticato un problema cardiaco, un ispessimento del cuore, che non gli consentirà di proseguire nell'attività agonistica. L'utilizzo del defibrillatore si è rivelato decisivo. «La Federazione - sottolinea il tecnico Pino Caruso - deve obbligare i proprietari delle strutture sportive a dotarsi delle apparecchiature salvavita. Molte società calcistiche, anche per problemi di budget, non sono ancora attrezzate e preparate per casi come quelli di Alessandro. Il rischio, insomma, è sempre dietro l'angolo: occorre fare di più sul fronte della prevenzione». Questo lieto fine insegna che ne vale davvero la pena.