Andrea Banzato, da 18 anni volontario della Croce Rossa di Garbagnate Milanese e istruttore BLSD (Basic Life Support and Defibrillation), racconta come è stato salvato un tennista in arresto cardiaco.
Andrea, descrivici la situazione che hai trovato
Siamo stati chiamati in codice rosso a un campo da tennis di Lainate (Milano) dove un giocatore si era improvvisamente sentito male. La segnalazione era di un problema cardiaco. Quando siamo arrivati, abbiamo trovato il paziente (età apparente, cinquant'anni) in gasping (respiro agonico), con una persona che stava già praticando le compressioni toraciche.
Come siete intervenuti?
Dopo esserci accertati che il paziente fosse in arresto cardio circolatorio abbiamo continuato con le compressioni toraciche, iniziando subito le procedure di BLSD. Applicando il defibrillatore, a una prima analisi è risultato uno “shock consigliato”. Abbiamo quindi erogato la scarica al paziente e poi, per altri due minuti, abbiamo proseguito con le compressioni e la ventilazione artificiale. Ma il paziente non dava segni di ripresa.
A quel punto cosa avete fatto?
Dopo due minuti, abbiamo proceduto con una seconda analisi. Di nuovo è risultato “shock consigliato” e di nuovo abbiamo erogato una scarica. Finalmente, alla terza analisi il dispositivo ha registrato un'attività cardiaca. Per sicurezza ho fatto personalmente un controllo, con la ricerca del polso carotideo (che, in effetti, era presente) e di un'attività respiratoria, anch'essa presente ma che necessitava di essere supportata da una ventilazione assistita.
E poi cosa è avvenuto?
Sono arrivati i medici del 118, che hanno preso in cura il paziente. Va detto che l'uomo è andato ancora, per una frazione di secondo, in arresto cardiaco, abbiamo ricominciato con le compressioni toraciche esterne per un breve periodo dopo il quale il paziente ha ripreso circolo e respiro spontanei, rispondendo anche allo stimolo doloroso. Durante il trasporto in ospedale il paziente era ormai stabilizzato, per cui non si è resa necessaria l'intubazione. Al cambio di consegne in ospedale, era già in grado di parlare col cardiologo.
In precedenza ti era mai capiata un'esperienza simile?
Sinceramente no. E' 18 anni che sono volontario, il DAE lo uso dal 2001. Fino a questo episodio non mi ero mai trovato nelle condizioni di dover erogare una scarica, perché avevo sempre soccorso pazienti critici, spesso molto anziani, e dalla prima analisi il defibrillatore sconsigliava di erogare lo shock trovando sempre pazienti con ritmi non defibrillabili.
Una tua considerazione finale.
Ho ripensato tanto alla concomitanza di tutti gli eventi e la tempestività dell'intervento. E' evidente che l'azione congiunta di massaggio cardiaco iniziato precocemente sul posto da un astante e l'utilizzo del defibrillatore al nostro arrivo ha salvato la vita del paziente. Fondamentale si è rivelata anche la tempistica: tutte le tecniche di rianimazione sono state attivate nel più breve tempo possibile. E' stato decisivo anche il supporto farmacologico dato dal personale medico del 118.