Cosa comporterà quest'ulteriore rinvio del Decreto Balduzzi?

Intervista al dottor Maurizio Cecchini sulle conseguenze dell'ultimo rinvio del Decreto Balduzzi

Il Decreto Balduzzi, che avrebbe obbligato tutte le associazioni sportive a dotarsi di un defibrillatore semiautomatico, è stato ulteriormente rinviato. Prossima scadenza: 1 Gennaio 2017. Poco più di un mese rispetto alla data precedente, è vero, ma ci serve a capire quanto poco interesse e quanta poca conoscenza ci sia effettivamente sulla defibrillazione precoce in caso di arresto cardiaco.
A parlarcene è il dottor Maurizio Cecchini, Cardiologo dell’Universita di Pisa presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Pisa, nonché presidente della CecchiniCuore ONLUS che dal 2013 si occupa di insegnare a salvare vite dall’arresto cardiaco e a diffondere l’uso dei defibrillatori in Italia. Per promuovere la diffusione delle tecniche di rianimazione, dal 2007 ha tenuto più di 350 corsi BLSD gratuiti per la popolazione, fondando la prima Scuola Italiana gratuita di Defibrillazione precoce.

Da cosa è nata la necessità del Decreto Balduzzi?

Il Decreto Balduzzi nacque a seguito del dramma del calciatore Morosini, deceduto per arresto cardiaco nel 2012 durante una partita di calcio. Nonostante in campo fossero presenti 3 medici e ben 2 defibrillatori, nessuno li ha utilizzati.
Da qui il decreto, che prevedeva nel nostro Paese l’obbligo di dotazione dei defibrillatori negli impianti sportivi, dando tempo 6 mesi alle società sportive professionistiche, e 30 a quelle dilettantistiche.

Siamo ormai al quarto rinvio del Decreto: cosa ha comportato in termini di vite?

Dal 1 gennaio 2016 ad oggi sono morte più di 100 persone in campetti e palestre ancora sfornite. Negli ultimi 6 anni sono morti ben 592 ragazzi nello mondo dello sport. Queste morti sono improvvise, e nella maggior parte dei casi impossibili da prevenire (solo il 20% dei ragazzi con problemi cardiologici vengono controllati con screening).

Quali sport sono più colpiti? Sono più colpiti i dilettanti o i professionisti?

Gli sport più colpiti dall’arresto cardiaco sono soprattutto gli sport di resistenza, che portano l’organismo a toccare costantemente i propri limiti: questo può portare all’ipertrofia ventricolare sinistra, cioè ad un ingrossamento delle pareti muscolari che costituiscono il ventricolo sinistro. Sport come il triathlon, la maratona, ma anche il ciclismo e il calcio mettono il cuore a dura prova.
E c’è di più: negli ultimi 16 anni la percentuale di arresti cardiaci è calata sensibilmente tra i professionisti, per aumentare invece nel mondo dei dilettanti: quello che manca sono maggiori controlli preventivi sui ragazzi, come avviene invece a livello professionistico, oltre che a una preparazione degli operatori all'utilizzo corretto del defibrillatore.
Come possiamo infatti notare dal Registro Nazionale delle Morti Improvvise in ambito sportivo stilato dalla Fondazione Castelli, dall’inizio del 2016 a luglio ci sono stati 77 decessi tra chi pr­aticava attività spor­tiva: 25 nel ciclismo­, 22 nel calcio/calce­tto, 8 fra i podisti,­ 6 fra i frequentato­ri delle palestre e d­elle piscine, quasi t­utti amatori o dilett­anti.

Perché ogni impianto sportivo dovrebbe avere un defibrillatore, indipendentemente dall’obbligo di legge?

Semplicemente perché la sopravvivenza all’arresto cardiaco è direttamente collegata alla velocità di defibrillazione. Dopo i primi 3 min infatti il pH del nostro corpo comincia a calare sensibilmente. Con un pH troppo basso, nessuna manovra potrà funzionare: se invece il defibrillatore è applicato entro i primi 3 minuti dall’evento, si può realmente riuscire a salvare una vita.

Cosa consiglia alle società sportive che stanno aspettando che il Decreto diventi obbligatorio a tutti gli effetti per dotarsi di un defibrillatore?

La maggior parte dei proprietari di associazioni sportive, come tutti, hanno un telefono che costa 1000 € ed una serie di dispositivi elettronici di pari costo. Il defibrillatore però, a differenza di uno smartphone o di un computer, può salvare e salva delle vite!

Dobbiamo aspettarci un ulteriore rinvio?

Sicuramente! Chi decide queste cose non sono i medici. Cosa ne capiscono di arresto cardiaco e di defibrillazione precoce? Purtroppo in questo ambito c’è ancora troppa ignoranza: non si sa che per arresto cardiaco si muore, ma c’è uno strumento, il defibrillatore, che diminuisce i casi di morte del 50%.


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