In caso di arresto cardiaco, sono due le cose da fare: chiamare il 118 e cercare immediatamente un defibrillatore.
“Se si è testimoni di una persona che perde coscienza, bisogna fare subito due cose: chiamare il 118 e cercare immediatamente un defibrillatore”. Esordisce così la Dottoressa Daniela Aschieri, Responsabile della U.O. di Cardiologia a Castel San Giovanni, ASL Piacenza, che abbiamo intervistato per capire esattamente come ci si deve comportare quando si assiste a un arresto cardiaco improvviso e chiarire tutti i dubbi che si possono avere nel prestare soccorso.
Dottoressa Aschieri, chiariamo subito un dubbio che molte persone hanno: bisogna essere autorizzati per usare il defibrillatore?
Un defibrillatore semiautomatico può essere usato da chiunque, in stato di emergenza si supera il “vincolo” dell’autorizzazione richiesta dalla legge configurandosi lo stato di necessità. Un DAE utilizzato entro 4 minuti anticipa un soccorso professionale che arriverà perché avremo chiamato il 118. L'operatore occasionale, come lo chiamo io, può essere chiunque, è il passante testimone dell’arresto cardiaco che, anche senza competenza, può iniziare ad usare il DAE. I DAE sono fatti apposta per questo.
Spesso si esita a prestare soccorso per il timore di sbagliare...
Usare un DAE non comporta alcun rischio per sé né per il paziente. E’ il DAE che fa la diagnosi ed eroga la scarica elettrica solo ed esclusivamente se riconosce la presenza della aritmia ventricolare (fibrillazione ventricolare o tachicardia ventricolare) che porta all’arresto cardiaco. Paradossalmente, se una persona perde i sensi è meno pericoloso iniziare la rianimazione utilizzando il DAE che partire da una manovra di massaggio cardiaco: se fosse, ad esempio, un attacco epilettico e non un arresto cardiaco si potrebbero causare danni, mentre in quella situazione il defibrillatore, semplicemente, non eroga la scarica.
L'altra grande paura è quella di essere perseguibili. Il dubbio è: se il paziente muore e ho usato il DAE, sono responsabile?
La legge attuale ha affermato il principio che il defibrillatore può essere utilizzato da
personale sanitario non medico e personale non sanitario, ma a condizione che abbia
ricevuto una formazione specifica nella rianimazione. Non ha però affrontato il problema
del soccorso di necessità. In altre parole, non ha assolutamente escluso l’utilizzo da parte
di personale non abilitato in caso di necessità, né poteva fare altrimenti.
Il nostro ordinamento non può disciplinare il comportamento in caso di pericolo di vita. Sarebbe come sostenere che non si può intervenire per salvare una persona aggredita dal fuoco se non si è vigili del fuoco; non si può salvare un bagnante che sta affogando se non si è bagnini; non si può trasportare un ferito che perde sangue sulla propria autovettura se non si è barellieri…
Dobbiamo dunque domandarci quale legge vieta l’uso del defibrillatore a chi non è
abilitato? So che, se non agisco, la persona muore. Se una persona cade a terra priva di coscienza sta morendo, ma non è già morta. Il mio intervento tempestivo può cambiare il suo futuro.
Qualcuno potrebbe pensare che allora non serve fare il Corso di Formazione...
Anche questo sarebbe un approccio sbagliato: il Corso di Formazione è importante perché dà alle persone più sicurezza nell'affrontare la scena emotivamente. E poi si acquisisce un prezioso automatismo nelle manovre da eseguire e nel fare il massaggio cardiaco.
A Piacenza con il Progetto Vita, avete lanciato il primo progetto di defibrillazione territoriale in Europa. Come organizzate i Corsi di Formazione?
Abbiamo istituito corsi semplificati sin dall’inizio, dal 1998 quando ancora non vi era alcuna normativa in merito. E con successo. I corsi durano 3 ore ma facciamo anche solo semplici “Dimostrazione all'uso del DAE”. Il motto è: semplificare. Poche cose, ma chiare. Per le persone che fanno il Corso, il messaggio in sostanza è: andate a prendere il DAE, applicate gli elettrodi al torace e seguite quello che il DAE consiglia a voce. Anche agli agenti delle forze dell’ordine spieghiamo che l’importante è usare subito il DAE e aspettare l'arrivo dei soccorsi sanitari. Questo ha permesso ad oggi di avere 98 pattuglie con il DAE nella nostra provincia.
Può raccontarci un episodio di vita salvata?
Ultimamente una signora, mentre era in casa, ha visto un parente accasciarsi sul tavolo mentre stava giocando a carte. Le è tornato in mente cosa le avevamo insegnato: se vedi una scena simile, corri a prendere un defibrillatore. Si è ricordata che fuori dalla sede del Comune c'era un DAE. E' corsa a prenderlo, è rientrata in casa e ha applicato gli elettrodi al parente, seguendo le istruzioni guidate e salvandogli la vita. Oggi a Piacenza i DAE sono ad uso pubblico in tutti i Comuni.
Un'ultima domanda: a suo avviso cosa bisogna fare per diffondere la cultura della defibrillazione?
Il futuro della defibrillazione è strettamente legato all’informazione corretta: occorre abbattere le barriere culturali che ancora oggi fanno vedere il DAE come uno strumento che richiede competenze per l’utilizzo. Bisogna ricordare sempre che tanto è più tempestivo l'utilizzo del DAE, tanto più è probabile che si riesca a salvare una vita. Il tradizionale sistema di soccorso arriva troppo spesso troppo tardi.
Soprattutto è importante sapere che il DAE non può arrecare danno, e che chiunque lo può utilizzare!