Sapresti cosa fare in caso di arresto cardiaco? Chiunque può intervenire e tentare di salvare una vittima di arresto cardiaco, ma cosa fare?
Quando ci sono situazioni di emergenza estrema, come ad esempio se improvvisamente una persona si sente male, sviene, non respira e il suo cuore smette di battere per lunghi, interminabili minuti, sapresti cosa fare in caso di arresto cardiaco?
L’80% circa degli arresti cardiaci avviene tra le mura di casa e i familiari non sanno il più delle volte come comportarsi: quindi cosa fare in caso di arresto cardiaco?
L’arresto cardiaco purtroppo non è così raro come si potrebbe pensare:
“Di questi arresti cardiaci il 70% avviene in presenza di testimoni che potrebbero fare qualcosa, ma solo nel 15% dei casi qualcuno interviene e inizia a praticare le manovre - afferma al programma televisivo Fuori TG Niccolò Grieco, consigliere e coordinatore del comitato scientifico IRC (Italian Resuscitation Council) e cardiologo dell’Ospedale Niguarda di Milano. Questo dato è difficile da interpretare: c’è molta paura di intervenire, ma si sta costruendo anche molta cultura: oggi si può fare una rianimazione guidata telefonicamente dai sistemi 112/118 e anche grazie a questo la percentuale di sopravvivenza in Italia sta molto migliorando. Se si passasse dal 15% di interventi da parte di testimoni al 50-60% potremmo più che raddoppiare la sopravvivenza in caso di arresto cardiaco!”
Sono poche le cose da fare in caso di arresto cardiaco, prima fra tutti cominciare il massaggio cardiaco comprimendo il torace a un ritmo di 100 compressioni al minuto (ricordate la canzone Stayin’ Alive dei Bee Gees? Quello è il ritmo corretto per eseguire le compressioni toraciche): bisogna continuare a massaggiare per poter mantenere in vita la persona e mantenere in circolo il sangue (che continua così a portare ossigeno al cervello) ed evitare il più possibile danni neurologici.
Ruolo importantissimo è giocato dal defibrillatore, uno strumento salvavita che permette di far ripartire un cuore in arresto cardiaco. Ma come si usa un defibrillatore? Il defibrillatore è in realtà uno strumento semplice e intuitivo, studiato apposta per essere utilizzato anche da non esperti.
“Una volta acceso e attaccate le piastre al torace del paziente, il defibrillatore fa tutto al posto dell’operatore - afferma durante la trasmissione Jacopo Pagani, delegato nazionale area salute Croce Rossa Italiana. Con il defibrillatore l’operatore non può sbagliare, tantomeno dare la scarica in maniera errata: è il defibrillatore a eseguire l’elettrocardiogramma, è il defibrillatore a eseguire l’analisi dell’elettrocardiogramma e decidere se il ritmo è defibrillabile oppure no. Si può quindi utilizzarlo in totale sicurezza. L’unica responsabilità dell’operatore è far sì che nessun altro tocchi la vittima durante la fase di analisi e shock (cioè mantenere una scena sicura) e poi schiacciare il pulsante che eroga la scarica.”
Ma si può davvero intervenire, anche se non si è professionisti? E in quali problemi legali si rischia di incorrere? Il dott. Grieco ci rassicura: “Il massaggio cardiaco è una manovra che chiunque può fare. La legge tutela il soccorritore! Anzi, se vogliamo, non fare nulla può essere messo in discussione. Non bisogna aver paura di far danni, lo ricorda anche l’articolo 54 del codice penale sullo stato di necessità: è proprio lo stato di necessità che permette a tutti di attuare quelle manovre che servono a salvare una vita in una condizione di eccezionale pericolo come l’arresto cardiaco. Non bisogna aver paura, perché peggio non si può fare: se non facciamo niente purtroppo la persona non ha nessuna possibilità di sopravvivere e quindi qualunque cosa facciamo è un passo verso la sopravvivenza.”
La legge difende dunque chi interviene per salvare una persona con il massaggio cardiaco e con il defibrillatore, azzerando le responsabilità penali quando si utilizza il defibrillatore e si esegue il massaggio cardiaco.